ROMA - Come gli inquirenti si aspettavano, puntuale è giunta la rivendicazione dell’attentato di piazza del Popolo. A firmare il documento (36 pagine spedite via e-mail a "Repubblica" e ad altri quotidiani nazionali) è il Nucleo di iniziativa proletaria rivoluzionaria.
La rivendicazione scioglie innanzitutto un dubbio. Gli obiettivi della bomba di via Brunetti erano due : sia l’Istituto affari internazionali che il Consiglio per le relazioni Italia-Usa. Entrambi, secondo i terroristi, complici delle politiche imperialiste italiane e americane.
Secondo gli investigatori, l’attentato avrebbe come principale scopo quello di accreditarsi presso l’organizzazione leader del terrorismo : le Brigate rosse. Ed infatti nell’ultima pagina del documento si commemorano i "militanti delle B.R. Lorenzo Betassa, Riccardo Dura, Annamaria Ludman e Piero Panciarelli, uccisi dallo stato borghese il 28 marzo del 1980 in via Fracchia a Genova", quando i carabinieri di Carlo Alberto Dalla Chiesa fecero irruzione in un covo delle Brigate Rosse nel capoluogo ligure.
Le pagine del documento contengono critiche e duri attacchi alla politica "imperialista" dell’Italia e degli Stati Uniti, ricorrendo a slogan ormai consueti, come ad esempio : "Attaccare la Nato e lo sviluppo della guerra imperialista" ; "Promuovere la costruzione del fronte combattente antimperialista". Ed ancora : "Costruire forza e organizzarsi sulla lotta armata intorno alla proposta strategica delle Br-Pcc". Infine i Nipr rendono "Onore ai rivoluzionari uccisi dallo stato turco nelle sue carceri".
Sembra dunque confermata la tesi abbozzata a caldo dal giudice Priore, la memoria storica dell’antiterrorismo alla procura di Roma che sta indagando anche su quest’ultimo attentato. Priore aveva infatti lasciato intendere che dietro la bomba di via Brunetti ci potesse essere una delle sigle della galassia brigatista.
E in effetti i Nuclei di iniziativa proletaria rivoluzionaria rientrano a pieno titolo in questa tradizione. I Nuclei di iniziativa proletaria rivoluzionaria sono una sigla nota agli inquirenti ritenuti, secondo un rapporto dei carabinieri del dicembre scorso, di scarsa capacità operativa ma di un certo spessore ideologico.
I Nipr erano già saliti alla ribalta delle cronache nella scorsa primavera per alcuni documenti fatti ritrovare uno all’Ilva di Taranto, in cui si chiedeva la "trasformazione del movimento rivoluzionario in partito organizzato", ed uno, trovato al Nuovo Pignone in cui si parlava dell’omicidio D’Antona.
Avevano inoltre rivendicato un attentato alla Commissione studio e vigilanza della normativa antiscioperi, in via Po, sempre a Roma. Il 16 maggio dello scorso anno davanti al palazzo della commissione fu lasciata una bomba al tritolo che avrebbe dovuto essere azionata con un innesco radio, tramite un telecomando, come quelli per l’apertura a distanza di cancelli, ma la bomba non esplose. In quella occasione l’obiettivo da colpire era la politica sindacale.
(10 aprile 2001)